La trentina Barbara Malcotti: “Bergamo è la mia seconda cittá, alla Valcar – Travel & Service mi sento a casa”

Dopo un 2019 sfortunato con la rottura del bacino che le ha compromesso l’intera stagione e un 2020 mai del tutto incominciato a causa del coronavirus, Barbara Malcotti avrebbe tutte le ragioni per essere triste o abbattersi. Ma invece non è così. Classe 2000, trentina di Storo, Barbara si è iscritta alla Facoltà di Psicologia di Bergamo lo scorso anno proprio per coniugare al meglio l’attività scolastica con quella sportiva. Un gesto che fa capire la serietà e la professionalità di un’atleta caparbia che non si arrende di fronte a nulla.

“Per poco non rimanevo bloccata a Bergamo durante l’emergenza coronavirus” raccontata Barbara “avevo scelto di tornare a Storo per stare vicino alla mia famiglia. Il giorno in cui hanno chiuso tutto ero a Bottanuco (BG). Sono partita poco prima della mezzanotte e sono arrivata a casa alle due di notte, ma con il cuore sono sempre rimasta a Bergamo. Qui ho tante amicizie nate durante l’università”.

Momenti drammatici, direi. Come li hai vissuti?

“Ogni giorno mi sentivo con i miei amici dell’Università, volevo rimanere aggiornata. L’ho vissuta da cittadina bergamasca, ero preoccupata per quanto stava accadendo. E poi ho pensato di aver contratto anche io il virus”.

Cioè?

“Quando sono tornata dalla Spagna a inizio stagione, non mi sono sentita bene. Mi sentivo stanchissima, avevo dolori ai muscoli, sono stata a letto per diverso tempo con mal di gola. In realtà non era Covid da quanto poi è risultato dai test”.

Quanto è durato quel periodo di malattia?

“Tre settimane. Poi da un giorno all’altro sono stata bene. Ho iniziato a fare rulli un’oretta al giorno e ho lavorato tanto a corpo libero. I Meetup su Zwift erano l’unico modo per stare a contatto con le mie compagne di squadra. Poi ho incominciato a uscire in bici. Uscite tranquille perché non sapendo quando sarebbero ricominciate le corse, era inutile caricare ed entrare in forma subito. Ora è ben diverso. Le date ci sono e si può programmare la stagione”.

Hai idea delle gare che farai?

“Sì. L’obiettivo è farsi trovare pronti al Giro Rosa. Non ho mai fatto questa gara e ci terrei tanto ad essere presente magari provando a fare bene nella classifica giovani. Per questo abbiamo pensato con il d.s. Davide Arzeni ad un inizio tranquillo con gare open piuttosto impegnative che mi piacciono molto come quelle di Tarzo, Sarcedo e Seren del Grappa”.

Come ti immagini questa stagione? Tu arrivi da un infortunio serio, la rottura del bacino ti ha fatto perdere tutto il 2019.

“Ritrovare il passo delle altre sarà la cosa più difficile. So che farò tanta fatica, ma ce la metterò tutta. Forse lo stop forzato per il lockdown potrebbe avermi aiutato in questo senso, perché anche le altre sono rimaste ferme, ma è tutto da vedere. Di giorno in giorno valuteremo insieme a Davide”.

Sei andata in ritiro a Livigno con le tue compagne di squadra?

“Con grandissimo rammarico, no. Avrei voluto tanto ritornare a pedalare insieme alle mie compagne, questa è la mia seconda famiglia, ma sempre con Davide abbiamo valutato che era meglio fare diversamente proprio per la mia preparazione fisica”.

Come ti sembra il calendario?

“Tutto quello che si farà è oro. È un calendario fattibile per noi donne, forse quello degli uomini è un po’ azzardato. Per noi tutto quello che viene è di guadagnato”.

Hai una gara che ti affascina?

“Mi piace l’idea di correre il Giro delle Marche in Rosa e le gare open che ti ho detto prima. In queste corse vorrei fare bene”.

E per quanto riguarda il World Tour?

“Per le mie caratteristiche da scalatrice sogno un giorno di fare bene alla Freccia Vallone. La sola idea di immaginarmi con tutta quella gente sul muro di Huy mi fa venire i brividi”.